I.F.F.C.

..:: la pesca a mosca, la nostra passione ::..

..:: tecnica ::..
i dragaggi

 

di Massimo Magliocco

 

CAUSA PRINCIPALE DI NUMEROSI INSUCCESSI, I DRAGAGGI POSSONO ESSERE SCONFITTI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ABBANDONANDO L'IMPROVVISAZIONE E UTILIZZANDO AL MEGLIO IL LANCIO E UN BUON FINALE, MA IL TUTTO A CONDIZIONE CHE SI SAPPIA LEGGERE L'ACQUA E LE CORRENTI CHE ESSA CREA.

Quando una trota in attività sotto la superficie dell'acqua rifiuta sistematicamente la nostra mosca, quasi sempre diamo la colpa di questo suo comportamento alla scelta dell'artificiale o a una posa non perfettamente eseguita, e solo dopo aver cambiato, inutilmente, più mosche ci rendiamo conto che la causa di questi rifiuti possiede un'altra natura molto più infida e decisamente più determinante: il dragaggio. La stragrande maggioranza dei pescatori a mosca però, quando si parla di dragaggio ritiene che questo fenomeno sia causato solo ed esclusivamente dalla scia dell'artificiale, mentre non tutti sanno che ne esiste un altro ancora più infido di quello provocato dalla mosca: il dragaggio del finale. Quasi sempre entrambi questi fenomeni sono la vera causa dei nostri insuccessi e solo sostituendo l’improvvisazione con la razionalità, si potranno avere dei risultati.


LE CAUSE

Per capire a fondo il problema dragaggio va analizzato scrupolosamente il fattore acqua in rapporto alle tensioni superficiali. Per prima cosa vanno suddivise le tipologie di acque in due parti, acque veloci, con le relative problematiche e acque più lente, che ne hanno delle altre. Le acque cosiddette veloci, quelle dei torrenti per intenderci, possiedono lungo il loro tragitto una serie di ostacoli naturali, come massi e tronchi di albero, e a volte anche artificiali, come vecchi ruderi di cemento, che ne condizionano il percorso facendo loro cambiare andatura e molte volte anche direzione. Partendo dal concetto che lo scopo dei nostri lanci è quello di posare la mosca su queste superfici, che sono poi all'origine delle negative scie, vanno analizzati oltre a queste una serie di fattori determinanti tramite i quali si genera l'infido fenomeno. Se è vero che il dragaggio è in stretto rapporto con le tensioni superficiali e che la coda è il veicolo principale tramite il quale scaturisce, è anche vero che l'obiettivo che dobbiamo raggiungere tramite il lancio più è lontano e più la nostra mosca è preda del dragaggio in funzione della maggior quantità di coda che si adagia su più correnti estremamente differenti tra di loro. Distanza-coda-dragaggio, diventa automaticamente un trinomio inscindibile, arrivando così ad affermare che, + distanza = + coda = + dragaggio. Queste tre componenti sono in stretto rapporto tra loro ed è facile capire che al fattore distanza sono collegati gli altri due. Il torrente, proprio per la sua conformazione e per il modo in cui va attaccato, abbisogna di lanci medio-corti e di conseguenza di una minor quantità di coda fuori, ma nello stesso momento non basta affermare che solo per il fatto che in questi luoghi non lanciamo lungo il dragaggio non si manifesta facilmente. Per le acque più lente, come per esempio le risorgive, il discorso cambia poiché queste possiedono problemi differenti ma comunque per certi versi molte volte più difficili da combattere. Queste acque hanno a prima vista un andamento apparentemente compatto, tranquillo, ma sono in realtà soggette a microtensioni superficiali che sfuggono ad un occhio non allenato e traggono origine, per esempio, dalle ‘scodate’ che le alghe producono e da ulteriori correnti subacquee. Inevitabilmente questo frenetico ma sottile movimento dell'acqua negli strati inferiori, creerà tante piccole velocità diverse in superficie che sono poi la causa dei cosiddetti ‘microdragaggi’. Il termine microdragaggio non deve far pensare erroneamente ad un fenomeno irrilevante e quindi trascurabile, ma proprio in funzione dell'acqua piatta in cui più frequentemente si genera e nella quale è tutto più facilmente visibile, lascerà indifferente la trota al passaggio della nostra mosca. Altra causa del dragaggio in questo tipo di acque è la diversa velocità esistente tra le superfici vicine alle rive e il centro fiume, mentre un grosso inconveniente è che il 99% delle volte si deve, per ovvie ragioni, pescare a piede asciutto limitando fortemente le possibili soluzioni adottabili e quindi condizionare di conseguenza l'azione di pesca. In questo tipo di acque, in relazione al rapporto distanza-dragaggio, vale lo stesso discorso fatto per quelle veloci e in entrambi molte volte, oltre al dragaggio della mosca se ne genera un altro altrettanto negativo ma decisamente più subdolo e quasi sempre invisibile: il dragaggio del finale. In effetti il dragaggio della mosca non è sempre così dannoso come si pensa anche se rimane un nemico da sconfiggere. Trote e temoli molte volte non disdegnano una mosca che draga salendo su di essa spesso in maniera irruenta, mentre il dragaggio del finale suscita nel pesce enorme sospetto che si tramuta a volte in paura. Del finale, non bisogna pensare che sia tutto a dragare ma esattamente gli ultimi 40/50 cm del tip, e il grosso problema sta nel fatto che non si manifesta in maniera chiara e lampante come quello generato dalla mosca, ma molte volte è impercettibile. E' evidente che questo fenomeno è più negativo in acque piatte dove il pesce può controllare da vicino e molto bene tutta la situazione mentre in torrente, a causa dell'increspatura dell'acqua, riveste sicuramente un'importanza minore. In questi luoghi ci riteniamo soddisfatti quando vediamo che la nostra mosca scende bene sull'acqua mentre è proprio questo il momento di controllare, se possibile, intorno ad essa cosa avviene. Purtroppo il grosso inconveniente è che ad una certa distanza diventa impossibile qualsiasi tipo di controllo. Molte volte ci impazziamo nel cercare una risposta plausibile ai numerosi rifiuti delle trote e spesso questa la potremmo avere proprio nel dragaggio del finale. Ma quali sono le cause che originano il dragaggio del finale? Una in particolare, che ne è la principale matrice, la possiamo riscontrare nel fatto che il finale galleggiando è soggetto alle forze delle tensioni superficiale e quindi in balia di esse.


I RIMEDI

I rimedi validi per poter avere la meglio sul dragaggio possono essere sintetizzati in tre tipi. I primi due sono di carattere tecnico, cioè legati a fattori tramite i quali si riesce a modificare situazioni negative o comunque cercare di opporsi a queste e che potremo sintetizzare nel lancio e nel finale, mentre l'altra è di carattere per così dire pratico, intendendo con questo il grado di esperienza maturato sui fiumi e quindi la buona lettura dell'acqua e di ciò che essa crea. Il primo fattore e cioè il lancio, è di fondamentale importanza poiché tramite di esso si riesce a forgiare la coda, causa primaria del dragaggio, dandogli forme tali da renderla pressoché inattiva nei confronti delle correnti superficiali. Va assolutamente detto però che il modellamento della coda può essere eseguito con dei buoni risultati fino a certe distanze poiché oltre certi limiti gli interventi su di essa diventano quantomai difficili se non impossibili. Oltre questi limiti o il dragaggio prevale su di noi, e quindi ne usciamo sconfitti, oppure si tenta di operare non più sulla coda ma sull'altro mezzo che abbiamo a disposizione e cioè il finale che con la sua natura estremamente malleabile, ci rende il compito decisamente più facile. Le operazioni che accingiamo a fare su di esso sono tese a poterlo modellare a nostro piacimento, a condizione però, di poter contare su di un suo profilo che ce ne offra la possibilità e cioè che abbia le giuste proporzioni tra potenza decrescenza e tip, e di non essere inferiore ad almeno 4,50 m. In queste condizioni potremo agire su di esso anche a notevoli distanze, facendo in modo che anche il suo dragaggio possa essere sconfitto. Purtroppo, ancora oggi al finale non si dà il giusto valore relegandolo a volte ad essere l'ultima parte dell'attrezzatura, e cioè quel pezzo di filo al quale legare la mosca mentre. Tutto questo però potrà dare dei successi solo se si conosce l'ultimo fattore, ovvero il saper ‘leggere’ l'acqua e le sue correnti, che sta sicuramente alla base di tutti i concetti fin qui esposti. Non ha nessun senso arrivare sul fiume e lanciare la nostra mosca a caso, come va va. Un vero pescatore non deve e non può affrontare il fiume in maniera improvvisata, ma il suo operare sulle correnti deve assolutamente essere prima vagliato in ogni minima circostanza prima di decidere qualsiasi operazione di lancio. Solo così questa ‘bestia nera’ che è il dragaggio, può essere sconfitto in maniera definitiva.


COME AGIRE SU CODA E FINALE

Il modellamento della coda e gli interventi sul finale, possono essere fatti solo ed esclusivamente tramite una serie di lanci finalizzati a dar loro forme tali tesi a contrapporli alle correnti. Di lanci nati e quindi esclusivi per questi fini, ve ne sono diversi ed alcuni di questi tra i più conosciuti e più validi sono: i ribaltati, i curvi, i raggruppati. Questi tre tipi di lanci possono essere ulteriormente divisi in due parti, e cioè i primi due agiscono sulla coda finalizzando l'operazione al modellamento della stessa, mentre il secondo agisce sul finale. L'utilizzo di questo o di quel tipo di lancio, va visto in funzione delle acque e della distanza a cui dovremo lanciare la nostra mosca. Con lo specchietto sottostante cerchiamo di sintetizzare e di chiarire i lanci in funzione del tipo di acqua. 


  •  caso 1

    SITUAZIONE: piazzare la mosca sulla riva opposta in acque di media velocità, dove però tra il pescatore e l'obiettivo esiste una corrente molto forte.

    • AZIONE: evitare assolutamente di posare sull'acqua vorticosa la coda per prima, poiché sarebbe immediatamente trascinata con violenza verso valle causando un immediato dragaggio.

    • LANCIO: angolato rallentato.

      Il lancio angolato rallentato, ha la funzione di far raggruppare il finale. Come dice il nome, va eseguito in angolazione e la sua caratteristica è, a differenza del classico raggruppato, di avere più precisione e di far entrare in contatto con la corrente, prima il finale raggruppandolo e per ultima la coda per evitare che la forza dell'acqua agisca prima su quest'ultima neutralizzandone l'efficacia.

lanciando in questo modo si riesce a raggruppare il finale in poco spazio il quale cade su se stesso per forza d'inerzia. Inoltre l'angolazione, fa’ entrare in contatto la coda con la corrente in ritardo


  • caso 2

    SITUAZIONE: piazzare la mosca sulla riva opposta in acque di forte velocità dove tra il pescatore e l'obiettivo esiste una corrente di media velocità.

    • AZIONE: vista la minor velocità dell'acqua al centro fiume, si può adagiare anche prima la coda in mezzo alla corrente per poi ribaltarla a monte, oppure curvandola.

    • LANCIO: ribaltato, o un curvo.

      Con il lancio ribaltato si tenta, come dice il nome, di ribaltare a monte la coda di topo a seconda dell'intensità della corrente nel caso però che tra l'obiettivo da raggiungere e il pescatore, la corrente non sia eccessivamente violenta per evitare che la coda venga trascinata a valle immediatamente. Il curvo ha la finalità di formare una curva verso monte o della sola coda, o, a seconda delle circostanze, anche del finale.

la curva a monte della coda nel centro della corrente forte fa’ sì che la stessa trascini finale e mosca in ritardo


  • caso 3

    SITUAZIONE: piazzare la mosca controcorrente perpendicolarmente alla sponda del pescatore.

    • AZIONE: in questi casi il dragaggio se coda e finale fossero tesi sull'acqua sarebbe immediato, per cui bisogna cercare di ‘spezzare’ la linea tesa della coda, o raggruppare il finale.

    • LANCIO: serpentina, o altro lancio avente lo stesso fine.

      La serpentina è un lancio dall'esecuzione facilissima dove però i risultati seppur buoni sono limitati nel tempo dato che la corrente agisce nello stesso verso della coda su tutta la sua lunghezza.

la serpentina della coda effettuata controcorrente, aiuta a ritardare il dragaggio


  • caso 4

    SITUAZIONE: piazzare la mosca ad una distanza tale dove intervenire sulla coda risulta difficile.

    • AZIONE: agire sul solo finale cercando di raggrupparlo.

    • LANCIO: sovrapposto o un qualsiasi modo per raggruppare il finale tramite forza d'inerzia.

DRAGAGGIO DEL FINALE: anche se la mosca non draga l'ultima parte del finale, vicino alla mosca, se galleggiante può essere soggetto a tensioni superficiali e destinato a dragare